Opere d’arte
Ricca di opere artistiche, la facciata è opera di Carlo Rainaldi (1660). L’interno è a navata unica, coperta da un ricco soffitto ligneo intagliato.
La prima cappella a destra è la Cappella Spada, opera di Virgilio Spada, realizzata con la collaborazione di Francesco Borromini, decorata da un ricco rivestimento di diaspro e marmi preziosi, che simulano un apparato funebre, con ovali con busti di antenati e una ghirlanda di bronzo che incornicia un prezioso dipinto del XV secolo.
Sull’altare maggiore, disegnato da Carlo Rainaldi, è collocata una copia dell’Ultima comunione di San Girolamo del Domenichino, oggi alla Pinacoteca Vaticana, realizzata sull’esempio del celebre dipinto di Agostino Carracci. Tra le altre cose notevoli si segnala la cappella Antamoro (1708), unica opera romana di Filippo Juvarra, ornata dalla statua marmorea di San Filippo Neri di Pierre Legros.
L’organo
Esistono tra i documenti dell’Arciconfraternita varie testimonianze dell’esistenza di un organo nella chiesa di S. Girolamo a partire dal 1548, in forma di mandati di pagamento per il suo rifacimento e per la manutenzione. Di questo primo strumento non si conoscono né l’artefice né le caratteristiche: si sa solo che a metà del ‘600 doveva essere completamente inservibile, probabilmente in seguito al grosso incendio del 1631 che devastò parte dell’oratorio e che portò alla riedificazione della chiesa nella sua attuale disposizione a navata singola con cappelle laterali. Nel 1659, essendo prossimo il termine dei lavori di riedificazione, si stabilì di rifare l’organo e furono chiamati gli organari Testa e Catarinozzi i quali realizzarono uno strumento a una tastiera di 50 note più pedaliera, dotato di dieci registri, con l’impegno che fosse “messo in opra e sonante” per il Natale dello stesso anno. Per tutto il ‘700 sono testimoniate operazioni di manutenzione svolte da organari appartenenti alla famiglia Alari, a cui successero nell’800 i Priori.
A partire da metà ‘800 si iniziò a parlare di rifacimento e ampliamento dell’organo, ritenuto non più in grado di soddisfare le esigenze liturgiche. Nel corso degli anni furono esaminati vari preventivi: infine fu scelto quello presentato dall’organaro Pantanella il quale riutilizzò per quanto possibile il materiale fonico dello strumento seicentesco con l’aggiunta di alcuni registri secondo il gusto musicale dell’epoca. Il Pantanella, che già aveva realizzato negli anni precedenti alcuni strumenti di notevole pregio in varie chiese romane, per S. Girolamo realizzò l’ultima opera di cui si hanno notizie certe come testimoniato dall’iscrizione posta sul frontalino della tastiera: “Pietro Pantanella fece in Roma l’anno 1884 – N° 70”.
L’organo Pantanella, tuttora invariato e perfettamente funzionante, è a una tastiera di 54 note più pedaliera di 11 note costantemente unita al manuale, dispone di 25 registri di cui 5 spezzati tra bassi e soprani e tre alla pedaliera, più tiratutti e ottava acuta al manuale (“terza mano”). Oltre all’elettroventilatore, esiste ancora il meccanismo originario a leva per alimentare il mantice a mano.
L’organo è stato restaurato nel 1979 dalla ditta Ruffatti di Padova, e nel 2008 dalla ditta Klimke (Bottrop, Germania).